Meltemi, il vento estivo del Mar Egeo
Meltèmi è il nome utilizzato dai greci per indicare il vento generalmente fresco e moderato, a carattere monsonico, che tra la fine di Maggio e gli inizi di Ottobre soffia sul Mar Egeo da nord o nordovest, portando aria relativamente fresca e cieli sereni. Il nome è utilizzato anche dai turchi che vivono nella stessa area geografica
Il nome Meltèmi ha un suo corrispettivo greco, utilizzato più che altro nella parte continentale della Grecia, etesìai, che significa annuali. Gli etesìai, in italiano etesi, sono venti ciclici generati in parte dalla circolazione tra le masse d’aria calda dell’Asia Minore e quelle più fresche del Mediterraneo, e in parte dal processo di formazione e intensificazione dell’anticiclone balcanico.
Caratteristiche del Meltemi
Il Meltèmi è un vento secco, abbastanza fresco e generalmente moderato, ma può comunque raggiungere, nel primo pomeriggio e specialmente in mare aperto, l’intensità di burrasca. Questo cambiamento d’intensità è provocato dalle isole dell’Egeo, che lo incanalano provocando un cambiamento di pressione che è causa di un paradosso idrodinamico chiamato effetto Venturi, con forti raffiche, vortici sui versanti sottovento e venti catabatici. Il tempo associato al Meltemi è quasi sempre asciutto e con cielo sereno. A luglio ed agosto, quando la temperatura stagionale è solitamente più calda, l’arrivo del Meltemi si annuncia con altocumuli sparsi e nubi orografiche sui versanti sottovento delle isole. A questi segnali, che si presentano nel giorno precedente al suo arrivo, seguirà poi una brusca diminuzione dell’umidità, un miglioramento della visibilità e un aumento della pressione atmosferica.
Origine mitologica dei venti Etesi
Il racconto ha come protagonista Aristeo, figlio del dio Apollo e della ninfa Cirene, ma ha un suo antefatto con il personaggio di Icario, un ateniese che ospitò il dio Dionisio quando questo venne sulla terra per portare agli uomini la vite e il vino.
Icario aveva una figlia, Erigone, di cui Dionisio s’innamorò e con la quale ebbe un figlio, Stafilo. La leggenda narra che Dionisio regalò ad Icario un otre di vino che lui offrì a sua volta ai pastori i quali, scambiarono lo stato di ebbrezza provocato dal vino per una forma di avvelenamento e uccisero a bastonate Icario, lasciando il suo cadavere alle intemperie.
Il cane di Icario, Mera, che aveva assistito all’uccisione del padrone, condusse Erigone fino al cadavere del padre, ma lei, non reggendo allo strazio, s’impiccò. Il dio Dionisio, incolpando gli Ateniesi dell’accaduto, si vendicò facendo impazzire le loro giovani donne e spingendole al suicidio per impiccagione. Ma gli Ateniesi riuscirono a sapere dall’oracolo di Delfi i nomi dei veri assassini di Icario e li castigarono.
Ed è a questo punto che subentra il racconto di Aristeo
Un giorno Aristeo si recò dall’oracolo di Delfi che gli consigliò di visitare l’isola di Ceo, dove avrebbe ricevuto grandi onori. Ma una volta partito scoprì però che la costellazione della Canicola aveva fatto scoppiare un’epidemia sull’isola dove si nascondevano gli assassini di Icario per vendicarne la morte. Aristeo convocò allora gli abitanti di Ceo, innalzò un altare per offrire sacrifici a Zeus, si ingraziò le stelle dell’Orsa e mise a morte i criminali.
Zeus, in segno di gratitudine, fece soffiare i venti etesi, che in futuro avrebbero diffuso in tutta la Grecia e nelle sue isole una piacevole frescura, che sarebbe durata per quaranta giorni dopo il sorgere della costellazione del Canicola
Il racconto non spiega quali costellazione dell’Orsa si ingraziò Aristeo (se quella Maggiore o Minore), e tanto meno spiega a quale costellazione del Cane fece riferimento Zeus, ma siccome ci sono due costellazioni del Cane, una Maggiore e una Minore (le nostre Orsa Maggiore e Orsa Minore), è possibile concludere questo racconto dicendo che secondo la mitologia greca la costellazione del Cane Minore rappresenta Mera, il cane di Icario
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